EDUCAZIONE PLURILINGUE NELLA REALTÀ MULTICULTURALE - di Martin Dodman

Qualsiasi riflessione sull'educazione plurilingue non può prescindere dal fatto che, a livello mondiale, le società multilingui e le persone plurilingui sono la norma e non l'eccezione. Dunque, l'idea che i giovani, mentre crescono, incontrino, imparino e usino più lingue non deve né sorprendere, né spaventare. L'Europa è forse l'ultimo continente in cui ciò stia diventando, gradualmente ma inesorabilmente, una realtà diffusa.

A tal proposito, nel libro bianco della Commissione europea, Insegnare e apprendere, pubblicato nel 1996, il plurilinguismo viene definito "elemento di identità", "caratteristica della cittadinanza europea" e "condizione essenziale per l'appartenenza alla società conoscitiva" (la società del prossimo futuro, fondata su una continua acquisizione di nuove conoscenze in un'ottica di formazione permanente).
Inoltre, è anche necessario ricordare che la maggior parte degli studenti del mondo compie gli studi in età scolastica e oltre in una lingua che non è la propria prima lingua, e delle volte neanche una seconda lingua, ma che addirittura può essere una terza oppure quarta lingua. Anche a questo proposito, il libro bianco auspica che "come nelle scuole europee, la prima lingua straniera appresa diventi la lingua d'insegnamento di talune materie ...".

Le scuole sono agenzie culturali
Esistono, comunque, diversi tipi di realtà. Innanzitutto, esistono continenti, paesi e società multilingui e multiculturali in cui le singole persone non necessariamente risultano plurilingui. In tal caso, un obiettivo di una scelta di educazione plurilingue potrebbe essere quello di creare una realtà in cui la società fosse multilingue e i cittadini fossero plurilingui e si riconoscessero come membri di una società caratterizzata dal pluralismo culturale. Credo che, nel contesto europeo, la scuola abbia una grande responsabilità e un ruolo molto importante da svolgere a questo proposito. L'educazione plurilingue si pone come asse portante dell'integrazione e della convivenza in una realtà sociale multiculturale. In un mondo contraddistinto dal cambiamento sempre più veloce e dalla complessità sempre crescente, il plurilinguismo offre enormi vantaggi per studenti, scuole - intese come vere agenzie culturali -, società, regioni, nazioni e continenti, vantaggi intesi in termini di sviluppo intellettuale, culturale, scientifico, tecnologico, produttivo e occupazionale.
Allo stesso tempo, vi possono essere altri motivi che spingono verso scelte che riguardano sistemi scolastici e il rapporto fra multilinguismo sociale e plurilinguismo personale. Il desiderio di conservare e promuovere l'identità di gruppi etnici o religiosi, di mediare fra comunità linguistiche e politiche diverse, di garantire uno status istituzionale di uguaglianza a lingue che nella vita quotidiana non godono dello stesso status, sono fra le diverse motivazioni che possono dare luogo a differenti modelli di educazione plurilingue. Inoltre, varie forme di plurilinguismo scolastico possono non rispecchiare la realtà sociale in cui si collocano. La presenza o la mancanza di uso delle varie lingue in contesti extra scolastici e i vari atteggiamenti esistenti nei confronti di esse sono fattori di grande importanza. Il raggiungimento del plurilinguismo è tanto un processo socio-psicologo quanto un processo linguistico o metodologico. I risultati ottenuti da una politica scolastica di plurilinguismo non dipendono dalla sola pedagogia.

Modelli di educazione plurilingue
I modelli di educazione plurilingue si collocano all'interno di uno spettro assai esteso. Da una parte, esistono sistemi scolastici basati su forme di separatismo (l'attuale modello sudtirolese sarebbe un esempio), in cui l'obiettivo principale è di proteggere lingue e culture, di affermare scelte autonome e differenziate, di promuovere una forma limitata di plurilinguismo attraverso lo studio di una seconda lingua ed eventuali lingue straniere. Altri modelli vanno via via nella direzione di scelte più "forti", in cui si vuole creare un ambiente multilingue capace di favorire lo sviluppo di un plurilinguismo caratterizzato da competenze più articolate e bilanciate fra le varie lingue che fanno parte del curricolo scolastico, e in cui tutte le lingue possono diventare veicolo per lo studio delle discipline, invece di essere solo considerate "oggetti di studio". Tali scelte si pongono, talvolta in misura variabile, obiettivi formativi che comprendono il desiderio di promuovere la crescita della consapevolezza linguistica e interculturale, con conseguenti vantaggi sia per le abilità linguistiche e metalinguistiche sia a livello della sensibilità al rapporto fra lingua e cultura; di favorire la formazione cognitiva, creando maggiore flessibilità mentale, capacità di analisi e astrazione, pensiero divergente e creativo; di permettere allo studente di cogliere i benefici per la concettualizzazione dei saperi che derivano dall'alternanza di uso di due sistemi linguistici nelle discipline; di facilitare la formazione socio-affettiva, creando maggiore capacità di rapportarsi all'altro e maggiore sviluppo della fiducia in sè e della stima per se stesso e per gli altri; e infine di contribuire alla formazione professionale, vista la crescente importanza del plurilinguismo nel commercio fra nazioni, nel turismo e nello sviluppo dell'informatica, consentendo così all'individuo di costruirsi un futuro più sicuro, con maggiori opportunità.

Il sistema canadese
Il modello forse più rinomato deriva da progetti sperimentali canadesi che si sono successivamente diffusi in varie parti del mondo. Tale scelta può articolarsi secondo due tipi di variabile: l'età a cui si comincia e la proporzione del tempo scuola svolta "in immersione". L'immersione viene considerata precoce quando comincia nella fascia d'età compresa fra i tre e i sei anni, ritardata se inizia nella seconda metà del ciclo primario e tardiva quando parte all'età di undici-dodici anni. L'immersione parziale è una scelta per cui certe discipline vengono insegnate in una seconda lingua, mentre per altre discipline la lingua veicolare rimane quella materna. Normalmente, tali programmi svolgono attorno al 50% dell'insegnamento nella seconda lingua. L'immersione totale significa che il 100% dell'insegnamento viene svolto nella seconda lingua per un periodo di due o tre anni, con l'80% per i tre o quattro anni successivi e il 50% negli anni che seguono. In ogni modo, una scelta del genere può prevedere molte varianti, sempre in base alle caratteristiche del paese o della zona in cui viene adottata.

L'alternanza fra lingue
In qualche modo, qualsiasi scelta di educazione plurilingue deve prevedere una certa forma di alternanza fra lingue. Con alternanza, si intende una modalità di programmazione scolastica attraverso le quali può verificarsi in modo sistematico ciò che sarebbe naturalmente caratteristico dell'essere bilingue: il fatto che le lingue vengono a contatto sia nella mente dell'individuo che nelle interazioni fra individui. La maggior parte del modelli prevede, comunque, una formula che può essere riassunto così: "una materia, una lingua" oppure "una persona, una lingua". Una questione di spazio non mi permette di entrare nel dettaglio qui. Mi limito a dire che non mi pare assolutamente una formula tassativa e che, al contrario, vi possono essere dei benefici notevoli che derivano dall'uso alternato di due o più lingue all'interno della stessa materia e da parte della stessa persona.
Qualunque forma di alternanza può essere analizzata in base a due categorie: la macro-alternanza e la micro-alternanza. Un esempio di macro-alternanza sarebbe un sistema scolastico come quello in Lussemburgo dove la scolarizzazione iniziale avviene nel "luxembourgeois", mentre il tedesco diventa presto la lingua veicolare per la scuola primaria e il francese assume tale ruolo nella scuola secondaria. Un altro esempio sarebbe lo sviluppo naturale di un sistema di immersione totale in cui il graduale riequilibro del rapporto fra le due lingue veicolari significa che alcune discipline sono studiate per un certo numero di anni in una lingua e poi successivamente nell'altra. In Sud Tirolo, la scuola ladina ci offre un altro modello ancora di alternanza fra lingue veicolari di processi come l'alfabetizzazione o di materie.
La micro-alternanza si verifica nei contesti in cui l'alternanza fra le lingue si realizza secondo una periodicità più breve, che può essere dell'ordine di una settimana, un giorno, una mezzagiornata oppure fasi o attività all'interno della stessa lezione. Le varianti sono molteplici. L'alternanza può essere totale, nel senso che nell'arco della settimana o del giorno tutto il curricolo viene svolto in una lingua, per poi passare a un periodo analogo nell'altra. Oppure può essere parziale, coinvolgendo solo alcune discipline. All'interno della stessa lezione ci potrebbe essere una prima fase di lavoro di gruppo con una ricerca di informazioni contenute in un ventaglio di documenti scritti in entrambe le lingue (durante la quale la lingua dell'interazione può essere libera o soggetta a contratto), seguita da una discussione plenaria e raccolta di informazioni nella lingua madre e successivamente dall'elaborazione di una mappa concettuale e/o sintesi nella seconda lingua. Il modello valdostano di educazione plurilingue segue questo andamento.

La questione del plurilinguismo scolastico nel Sud Tirolo
Allo stesso modo dei sistemi scolastici di tutti gli altri paesi e regioni dell'Europa la scuola sudtirolese è chiamata a interrogarsi su come realizzare innovative politiche di educazione e di formazione volte a recepire le istanze di una società caratterizzata da rapidi e profondi cambiamenti. La specificità stessa del Sud Tirolo pone la questione del plurilinguismo scolastico in primo piano. La sua posizione geografica e le sue caratteristiche socio-linguistiche e culturali possono favorire la creazione di una scuola caratterizzata dal pluralismo linguistico e culturale, con una scelta "forte" di alternanza di lingue veicolari nei curricoli, volta a realizzare appieno tutti i vantaggi che derivano dall'educazione plurilingue. Tale pluralismo offre molti vantaggi, in quanto creerebbe una risorsa strategica per la società sudtirolese che fa un investimento rispetto al proprio futuro in termini di formazione dei propri cittadini per l'appartenenza alla società conoscitiva; permetterebbe al Sud Tirolo di valorizzare e proiettare con più forza la sua naturale identità e vocazione come carrefour internazionale e interculturale; e infine conferirebbe alla scuola un ruolo centrale e fortemente incisivo sia nel conservare e potenziare il patrimonio culturale e linguistico sudtirolese sia nel realizzare una dimensione di apertura internazionale e multiculturale.
Tali obiettivi possono essere raggiunti, pur all'interno di un quadro che mantenga i sistemi scolastici separati per diversi gruppi linguistici e i principi di conservazione e difesa a cui si ispirano. La posta in gioco è piuttosto una questione della constatazione sempre più diffusa che l'esperienza dimostra come i sistemi più decentrati siano quelli più flessibili e capaci di adattarsi più rapidamente al cambiamento ed elaborare risposte ai nuovi problemi che si pongono, promuovere e realizzare progetti a carattere innovativo.

Decentramento delle decisioni
Un tale sviluppo potrebbe verificarsi nel senso di un decentramento delle decisioni a livello comunale come avviene in diversi cantoni svizzeri, in modo da permettere la creazione di sistemi e curricoli corrispondenti a realtà ed esigenze locali. Oppure, più genericamente, potrebbe realizzarsi attraverso una vera autonomia organizzativa e operativa per le scuole in modo da permettere a tutti gli attori, personale, famiglie e studenti, di partecipare all'elaborazione di progetti peculiari all'interno di un quadro organico stabilito da chiare linee guida. Tali linee dovrebbero permettere la creazione di progetti di istituti plurilingui all'interno di una definizione consolidata e articolata di ruoli, funzioni, caratteristiche e relazioni di continuità fra i diversi cicli scolastici. In tal modo si permetterebbe alla scuola sudtirolese di porsi come agenzia culturale nella società, in modo da rinforzare la sua posizione come perno dell'offerta educativa e formativa nel suo complesso e allo stesso tempo privilegiare una naturale dimensione di apertura e sviluppo internazionale e interculturale sul piano europeo e mondiale

 

Martin Dodman - Docente presso la Libera Univerità di Bolzano, nella quale insegna sistemi scolastici comparati