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Un insegnante agli alunni: "Ragazzi, qual è il vostro sogno?" "Un sogno, noi? Siamo grandi, professore!" risposero.
"No, non conta l'età. Un uomo è colui che
ha una meta, uno scopo, un fine nella vita, così si definisce un
uomo. Sono belli gli occhi di colui che ha un fine, splendono di una forza
mai vista."
La classe si mise a ridere.
A grandi linee questa è la massima di Masamori Morita. Questa frase, letta circa sette mesi fa, ha cambiato il mio modo di pensare.
Tutti questi sei miliardi di persone, ognuno chiuso nella sua sfera, con la sua storia, con il suo profilo, con la sua breve vita, nell'immensa camminata del mondo.
Tutti vivono, e basta. Due terzi di loro alla fine della loro vita diranno di essere stati felici, ma non lo saranno stati perché il loro sogno viene soffocato, soppresso, dimenticato dalla vita oscillante e crudele che non ci permette di ribellarci, di scuotere questa inutile esistenza, di realizzarlo, o, alla fine, di farla servire qualcosa, la vita. Ma non bisogna confondere, all'interno del restante terzo, le persone di successo nella vita pubblica con quelle poche che, nella loro vita privata, sono riuscite a diventare qualcuno. Per qualcuno non intendo persone che grazie a "spinte" o a vantaggi di base sono arrivate al successo, intendo dire uno spazzino, un muratore, un insegnante, basta che sia felice di quello che fa e che sia stato il suo sogno da sempre.
Il sogno è il soggetto di questo tema. Non descriverò il mio sogno, ma dirò che cosa dovrebbe rappresentare, secondo il mio modesto pensiero. A volta si vive con una strada già pianificata, soldi e carriera inclusi. A volte si vive con la nebbia davanti, senza sapere cosa fare, e si fa fatica anche solo a intraprendere una strada qualsiasi. Oggi penso che tutti i giovani vivano con una strada già semispianata, con l'obbligo della scuola, o forse meglio il diritto; e poi si ritrovano a non saper più cosa fare, a dover scegliere, oppure, come molti fanno, a fuggire. Come una partita di Football americano, dove un giocatore non sa dove andare a fare meta. IL sogno cancella tutto questo. Grazie al proprio sogno, ognuno è in possesso di uno schiacciasassi con il quale spianare la propria strada. L'impegno che, grazie al sogno, si sviluppa, è una forza enorme, che può abbattere qualsiasi ostacolo, perché il destino è un mezzo che noi utilizziamo per spiegare avvenimenti andati bene o male. Ma come una moneta ha due facce, così il sogno ha il lato buono e quello cattivo. Per raggiungere il sogno si è costretti a fare dei sacrifici, prima o dopo.
Quegli oggetti comunemente chiamati soldi sono l'ostacolo maggiore. Ma nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile. Molto spesso si è quasi all'arrivo e ci si arrende, si torna indietro. Si torna a far parte dell'enorme massa di persone incoscienti che, incoscientemente, vengono educate a pensare secondo le idee di altre teste. "I soldi non danno la felicità". Chi lo ha detto è un ipocrita. I soldi non danno la felicità, ma contribuiscono di sicuro. E se la felicità è il sogno sono disposto ad umiliarmi, a diventare schiavo dei soldi, ma quando sarà il momento mi rialzerò per realizzarlo finalmente. Se lo dicessi a qualcuno mi riderebbero in faccia. Per questo lo scrivo. Molte persone, forse, non capirebbero neanche: forse neanch'io capisco.
"Il passero non può comprendere le ambizioni dell'aquila." Questa è una massima di Yoko Furanochitsu.
Fleong Cinasacra