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UN PO' DI DEPRESSIONE

Ero in bagno quando mia madre mi ha detto di sbrigarmi, perché non c'era più tempo; sono corso a mettermi le scarpe, ma un atroce dolore mi ha rallentato.
"Mamma, per fortuna adesso andiamo da questo benedetto fisioterapista! E' un mese che aspetto e il male al tallone non accenna a smettere!"
Mi sono cautamente infilato le scarpe e sono sceso per tirare la bici fuori dal garage.
Stavo pensando ad una bella partita, a quanto mi mancavano gli allenamenti e le belle giocate, quando l'ormai celebre tallone mi ha fatto tornare alla realtà.
Percorso viale Europa e trovato, con non poco affanno, l'ambulatorio, mi sono sentito più sollevato: nonostante tutto avevo fiducia!
Per mia grande sfortuna sulla porta d'ingresso era appeso un foglietto: "Ci scusiamo con la gentile clientela; l'ambulatorio rimarrà chiuso per tre giorni, causa malattia del responsabile".
Tutt'a un tratto mi sono sentito perso; ma come, io che avevo fiducia di guarire entro la partita di sabato, io che volevo guarire entro sabato, non potevo farlo per una malattia di un dottore.
Sono tornato a casa mogio mogio, adagio, adagio e ora sono qui a scrivere questo tema, ma con il pensiero che vola sui campi di calcio, a quest'ora deserti, ma che per me significano allo stesso momento speranze e tristezza.
Il mio pensiero vola alle partite che finora ho disputato, ai bei momenti come il mio primo gol, e a quelli brutti, come quando ero in panchina.
Non mi interessa il tema, non mi interessa mia madre che sgrida mio fratello perché non è stato bravo a scuola e non mi interessa leggere il messaggio che mi è appena arrivato sul cellulare: mi interessa solo tornare a correre, con o senza il pallone, con o senza una meta, con o senza un avversario o compagno, a me interessa tornare a correre libero sotto il cielo aperto.
Mio padre tenta di consolarmi: "Dai Andrea, anche Achille ha fatto carriera portandosi dietro di volta in volta quel malefico tallone!"
Io non gli do retta, non lo ascolto neanche; i miei pensieri mi stanno trascinando in un'altra dimensione, dalla quale non vorrei mai uscire.
Ormai il tema è finito, manca solo la conclusione, ma non ho più idee, sono finite. Mio padre se n'è andato, mia madre pure, mio fratello è da un amico.
Da un armadio tiro fuori un pallone di cuoio, e imponendomi di non pensare a cosa potrei causare, comincio a palleggiare contro la parete.
Al tallone non do più importanza, vivo il presente.

Aladino Ararea







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